Secondo le analisi del rischio effettuate per i rigassificatori già operativi, l’esplosione è un’ipotesi altamente remota che non si è mai verificata, in quanto il gas all’interno del terminale è diviso in quattro serbatoi con doppia protezione e doppio contenimento. Il gas, dunque, non può oltrepassare queste barriere. Qualora, tuttavia, il gas venisse a contatto con l’atmosfera, evaporerebbe, disperdendosi.
L’analisi di rischio condotta nel Rapporto di Sicurezza allegato all’Istanza (analisi obbligatoria per le norme in vigore), tenendo in considerazione i sistemi di sicurezza installati e il quantitativo di gas naturale che effettivamente potrebbe essere coinvolto in un’ipotetica esplosione di gas naturale, ha valutato che – anche nello scenario peggiore che sia possibile immaginare – il raggio di impatto di una tale esplosione non supererebbe i 400 metri, e quindi non sarebbe in grado di raggiungere la costa.
Tra i possibili incidenti, invece, i casi più comuni potrebbero riguardare ipotetiche rotture delle manichette o del braccio di carico o collisioni con altre navi durante le operazioni di manovra. Si tratta però anche in questo caso, di ipotesi remote, contemplate dal minuzioso piano di sicurezza riguardo l’opera, e che sarebbero controllate e gestite nell’area di sicurezza intorno all’impianto. A queste misure di sicurezza, si aggiungono un servizio di pattugliamento, se richiesto, controlli radar e monitoraggi costanti.