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Cosa sono i rigassificatori galleggianti (o FSRU)?

I rigassificatori galleggianti, o FSRU- Floating Storage and Regasification Units, sono dei terminali in grado di immagazzinare e rigassificare il gas naturale. Si tratta di navi collocate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo, che ricevono gas naturale liquefatto (GNL) a una temperatura di -162°C da altre navi metaniere e lo rigassificano (ovvero lo portano allo stato gassoso) per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas.

Nel mondo operano 48 FSRU, 25 delle quali con una capacità di stoccaggio di GNL compresa tra 160 mila e 180 mila metri cubi.

Quanti sono i rigassificatori in Italia?

In Italia ad oggi si contano tre rigassificatori funzionanti: l’impianto onshore di Panigaglia, in provincia di La Spezia, realizzato negli anni Settanta e con una produzione massima annuale di 3,5 miliardi di metri cubi; il terminale Adriatic LNG, un impianto offshore al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo, con una produzione massima annuale di 8 miliardi di metri cubi di gas; il terminale di OLT, una FSRU collocata nel mar Tirreno, al largo della costa tra Livorno e Pisa, con una produzione massima annuale di 3,75 miliardi di metri cubi.

Rigassificatori: qual è il ruolo di Snam?

Snam è uno dei principali operatori mondiali nel trasporto, stoccaggio e rigassificazione del gas naturale. In quest’ultimo settore, la società possiede il rigassificatore di Panigaglia (La Spezia), è uno degli azionisti di controllo (con il 49%) di OLT (il rigassificatore galleggiante al largo di Livorno) e detiene una quota di circa il 7,5% di Adriatic LNG, l’impianto situato al largo di Porto Viro (Ro).

Inoltre, per rispondere alla richiesta di una maggiore sicurezza e diversificazione degli approvvigionamenti energetici dell’Italia, Snam ha recentemente acquistato due navi rigassificatrici, la Golar Tundra e la BW Singapore, dotate di una capacità di rigassificazione annua di 5 miliardi di metri cubi di gas che saranno posizionate rispettivamente a Piombino (Toscana) per un periodo di tre anni e Ravenna (Emilia-Romagna).

Perché importare gas allo stato liquido (GNL) e non allo stato gassoso?

Il gas rappresenta una fonte globale che garantisce maggiore indipendenza energetica e può essere importato allo stato gassoso, attraverso i metanodotti, o allo stato liquido (GNL) tramite le navi metaniere. Sia per ottimizzare i flussi di importazione e veicolazione del gas all’interno delle reti esistenti, sia per approvvigionarsi in maniera più rapida e flessibile viene utilizzato il GNL. Le navi metaniere ricevono il gas liquido da appositi impianti di liquefazione collocati nei paesi produttori e lo trasportano agli impianti di rigassificazione dei paesi importatori.

Il gas naturale, per essere trasportato dalle navi metaniere, deve subire una trasformazione di stato e diventare liquido (GNL) attraverso un processo di raffreddamento che lo porta a -162  °C. In questo modo, il gas naturale liquefatto si riduce a un volume di circa 600 volte inferiore di quello allo stato gassoso il che ne facilita la movimentazione e, in particolari condizioni, si dimostra economicamente più vantaggioso.

Attualmente il mercato mondiale si sta avvicinando ai 500 miliardi di metri cubi di GNL commercializzati ogni anno, un dato superiore alla domanda dell’intera Europa.

Le FSRU sono impianti sicuri?

Sì, nel mondo sono in esercizio in tutta sicurezza oltre 160 rigassificatori, tra impianti a terra e in mare. Le navi rigassificatrici o FSRU, in particolare, hanno caratteristiche relativamente semplici e non prevedono combustioni o reazioni specifiche.

Si tratta di infrastrutture conosciute e a basso impatto ambientale, dotate di strumenti avanzati di rilevazione delle perdite e di sistemi di emergenza, oltre ad essere sottoposte alle più stringenti misure di prevenzione e sicurezza, a garanzia delle persone e dei territori interessati, in conformità alla normativa nazionale.

Secondo la SIGTTO (Società degli operatori internazionali di navi cisterna e terminal), in 40 anni di attività non si è verificato alcun incidente significativo in impianti di rigassificazione, e non sono mai accaduti incidenti rilevanti negli oltre 78.000 viaggi di navi metaniere registrati negli ultimi 50 anni di attività.

Perché dotarsi di nuovi rigassificatori se tra qualche anno l’emergenza sarà finita?

A seguito del conflitto in Ucraina, l’Italia si è trovata di fronte ad una crisi energetica che è ancora in corso. L’incremento della capacità complessiva di rigassificazione del Paese è stato considerato strategicamente rilevante per garantire la sicurezza energetica nazionale.

Per rendere l’Italia maggiormente indipendente dalle forniture di gas dalla Russia, si è deciso di diversificare gli approvvigionamenti di gas e, a tal fine, di procedere all’acquisto di nuovi rigassificatori. Questa scelta risponde quindi all’obiettivo di aumentare la flessibilità del sistema energetico nazionale, mettendo il Paese nelle condizioni di poter ricevere – via nave anziché via gasdotto – maggiori quantitativi di gas naturale liquefatto. Nello specifico, con quattro terminali in esercizio, questi quantitativi potranno raggiungere i 20 miliardi di metri cubi all’anno. In Europa, del resto, si importano ancora 40 miliardi di metri cubi di gas russo (erano 160 miliardi prima dell’invasione dell’Ucraina) e in Italia, malgrado tutti gli sforzi fatti finora per la diversificazione, ne arrivano ancora più di 5 miliardi: segno che un’ulteriore unità di rigassificazione – capace di esprimere una tale quantità senza riceverla da Mosca o comunque da gasdotto – è quantomai importante e opportuna.

Come funziona il processo di rigassificazione sulla nave FSRU?

Quando la metaniera raggiunge la nave rigassificatrice si accosta ad essa e, dopo aver assicurato il collegamento tramite dei bracci di scarico in acciaio installati sulla FSRU che si allungano e si agganciano alla metaniera, trasferisce il gas liquefatto nei serbatoi del rigassificatore che viene così immagazzinato e, in base alle esigenze di mercato, rigassificato e immesso nella rete.

Il processo di rigassificazione si ottiene immettendo il GNL in un’apparecchiatura chiamata “scambiatore di calore” in cui scorre un liquido più caldo, normalmente acqua di mare a temperatura naturale, che riporta il gas alla forma gassosa. Quindi GNL e acqua di mare si scambiano energia (GNL cede freddo, l’acqua di mare cede calore), pur non entrando mai in contatto tra loro.

Lo scambiatore di calore è costituito da un serpentino di acciaio, ossia una tubatura in cui scorre il GNL, immerso in una vasca che contiene acqua di mare a temperatura ambiente, che viene continuamente fatta ricircolare per evitare che si raffreddi. La temperatura alla quale l’acqua viene reimmessa in mare è costantemente controllata per restare nei limiti previsti.

Il gas a temperatura ambiente ottenuto dal processo di rigassificazione viene poi compresso e immesso in una condotta che dalla FSRU arriva fino alla rete di trasporto nazionale.

Qual è la differenza tra un sistema a ciclo aperto e un sistema a ciclo chiuso? Perché per entrambe le FSRU di Piombino/Vado e Ravenna è stato deciso di optare per il primo?

Le navi rigassificatrici destinate a Piombino e Vado Ligure, così come Ravenna, appartengono all’ultima generazione di FSRU disponibili sul mercato e impiegano il cosiddetto “ciclo aperto”, utilizzando cioè l’acqua di mare come sorgente di calore per il processo di rigassificazione, a differenza del ciclo chiuso che implica invece la combustione di gas e conseguenti emissioni in atmosfera.

Il ciclo aperto, dunque, rappresenta la soluzione decisamente più sicura e meno impattante rispetto ai sistemi a ciclo chiuso. I sistemi a ciclo chiuso, inoltre, vengono utilizzati quasi esclusivamente dove i mari sono particolarmente freddi e dunque la temperatura naturale dell’acqua marina non riuscirebbe a svolgere il suo compito di riscaldare il gas liquefatto per riportarlo allo stato gassoso.

La nave rigassificatrice è una vecchia metaniera riadattata a rigassificatore?

No, la FSRU attualmente in porto a Piombino è una nave rigassificatrice progettata come tale ed è anzi all’avanguardia nel suo settore in quanto può operare sia come metaniera, ossia come imbarcazione specializzata nel trasporto del GNL, sia come rigassificatore.

Costruita nel 2015, la nave ha una capacità di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto e una capacità di rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi l’anno. È dotata di quattro serbatoi di stoccaggio di GNL, disposti nella parte centrale dello scafo. L’impianto di rigassificazione è posto a prua, mentre le sistemazioni per gli alloggi dell’equipaggio, per la sala di controllo centralizzata e per i macchinari di servizio si trovano a poppa.

La FSRU è a rischio incidenti o esplosioni?

Secondo le analisi del rischio effettuate per i rigassificatori già operativi, l’esplosione è un’ipotesi altamente remota che non si è mai verificata, in quanto il gas all’interno del terminale è diviso in quattro serbatoi con doppia protezione e doppio contenimento. Il gas, dunque, non può oltrepassare queste barriere. Qualora, tuttavia, il gas venisse a contatto con l’atmosfera, evaporerebbe, disperdendosi.

L’analisi di rischio condotta nel Rapporto di Sicurezza allegato all’Istanza (analisi obbligatoria per le norme in vigore), tenendo in considerazione i sistemi di sicurezza installati e il quantitativo di gas naturale che effettivamente potrebbe essere coinvolto in un’ipotetica esplosione di gas naturale, ha valutato che – anche nello scenario peggiore che sia possibile immaginare – il raggio di impatto di una tale esplosione non supererebbe i 400 metri, e quindi non sarebbe in grado di raggiungere la costa.

Tra i possibili incidenti, invece, i casi più comuni potrebbero riguardare ipotetiche rotture delle manichette o del braccio di carico o collisioni con altre navi durante le operazioni di manovra. Si tratta però anche in questo caso, di ipotesi remote, contemplate dal minuzioso piano di sicurezza riguardo l’opera, e che sarebbero controllate e gestite nell’area di sicurezza intorno all’impianto. A queste misure di sicurezza, si aggiungono un servizio di pattugliamento, se richiesto, controlli radar e monitoraggi costanti.

Quali sono le emissioni atmosferiche in fase di funzionamento dell’impianto?

L’attività della FSRU avrà emissioni in atmosfera e acustiche ben al di sotto dei limiti normativi. Le principali emissioni riguardano il funzionamento delle caldaie, alimentate dal gas naturale, e dei motori, in gran parte alimentati a metano. Di conseguenza, le FSRU risultano molto meno impattanti rispetto ad esempio alle portacontainer, navi che siamo più abituati a vedere e a “tollerare” in quanto spesso presenti nelle aree portuali.

Quali sostanze rilascerà la nave in fase di funzionamento?

Per scaldare il GNL e riportarlo allo stato gassoso, verrà utilizzata acqua di mare. Per evitare la proliferazione di microrganismi all’interno degli scambiatori di calore, l’acqua sarà sterilizzata con minime quantità di ipoclorito, con concentrazioni al di sotto dei limiti normativi, ossia 0,2 mg per litro, che è la quantità di cloro presente nell’acqua potabile dei rubinetti di casa. La FSRU è dotata di una presa campione per la misurazione in continuo del contenuto di cloro, al fine di assicurare che i rilasci siano conformi ai limiti di legge.

Il processo di rigassificazione, inoltre, non utilizza alcun agente chimico, non consta di alcun processo chimico e non altera chimicamente alcuna sostanza.

Lo sversamento di ipoclorito di sodio e acqua fredda può incidere sulla flora, la fauna e l’ambiente marino?

No, per garantire la tutela della flora e della fauna marine, il sistema di rigassificazione prevede il prelievo di acqua mare con l’aggiunta di quantità minime di ipoclorito di sodio (0,2 mg/l, ben al di sotto di limiti normativi) e la temperatura dell’acqua in fase di scarico, non sarà mai inferiore di 7 °C rispetto a quella entrata.

I monitoraggi condotti a Piombino e a Ravenna hanno dimostrato che, rispettando questi limiti, l’acqua torna alle condizioni originarie nell’arco di poche decine di metri dall’emissione con effetti nulli sull’ecosistema marino. Inoltre, alcuni studi più approfonditi condotti dall’Università di Genova evidenziano come i livelli di temperatura inferiore dell’acqua siano circoscritti ad un ambito talmente ristretto, da non poter in alcun modo danneggiare le attività agro-ittiche locali. A Piombino, ad esempio, l’acqua riversata in mare, anche se di temperatura minore, ritorna alla temperatura originaria già a 20 metri dalla nave stessa, senza alcun danno alle attività ittiche e all’ecosistema marino.

La nave rigassificatrice si sposterà per ricevere il gas dalle navi metaniere?

No, la nave rigassificatrice rimarrà sempre ormeggiata e svolgerà il ruolo di terminale di stoccaggio e rigassificazione connesso alla rete di distribuzione nazionale. Le sole navi che si muoveranno all’interno dell’area portuale (Piombino) o in rada (Vado Ligure e Ravenna) sono le navi metaniere per il trasporto del Gas Naturale Liquefatto.

Nei comuni interessati dalla presenza di FSRU, è previsto un piano di coordinamento tra i vari enti come i vigili del fuoco e l’ospedale in caso di incendio?

Per questo genere di impianti è previsto un piano di evacuazione o piano di emergenza esterna coordinato dalla Prefettura competente con il coinvolgimento delle istituzioni locali e degli organi di pubblica sicurezza che provvederanno ad informare adeguatamente la cittadinanza.

Con quale frequenza sono previsti gli arrivi delle navi metaniere e quanto tempo resteranno ormeggiate?

La frequenza di arrivo delle navi metaniere è di una a settimana. Le navi metaniere rimarranno ormeggiate fino a circa 48h per ciascuna operazione. La discarica di GNL avverrà all’interno di questo arco temporale. La manovra di ormeggio da pilot on board dura circa due ore.

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